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Rivelatori al cloro: serbatoi riempiti di tetracloruro di carbonio, in cui un neutrino converte un atomo di cloro in uno di argon, la reazione inversa del decadimento β dell'argon 37 | |
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νe + 37Cl → 37Ar + e-Il fluido viene periodicamente trattato con dell'elio, per rimuove l'argon, in quanto il tempo di dimezzamento, o emivita, in cui l'37Ar si ritrasforma in cloro è di 37 giorni. La radioattività del gas così estratto permette di calcolare il numero di atomi di Ar prodotti. Questi rivelatori sono sensibili solo ai neutrini elettronici, inoltre la minima energia che il neutrino incidente deve possedere per essere rivelato è di 814 keV, quindi si risce a catturare la maggior parte dei neutrini che ci arrivano, esclusi quelli della reazione pp.
Con questi rivelatori si può conoscere il flusso medio neutrinico nell'arco di un mese, ma non la direzione dei neutrino incidenti, o la sua energia; fu il rivelatore al cloro della miniera di Homestake, South Dakota, il primo a scoprire il deficit di neutrini provenienti dal Sole. Questo rilevatore venne costruito alla fine del 1960, conteneva 520 tonnellate di C2Cl4 ed è rimasto operativo fino al 1998.
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Rivelatori al gallio: il funzionamento è simile a quello che avviene nei reattori al cloro, ma la reazione che vi avviene utilizza il gallio che, attraverso un processo β-inverso, si trasforma in germanio νe + 71Ga → 71Ge + e-Essendo l'energia di soglia di 0.233 MeV, i rilevatori al gallio riescono a rilevare anche i neutrini della reazione pp, ma anche con questi rivelatori non si riesce a conoscere la direzione dei neutrini incidenti. A causa delle diverse caratteristiche del germanio, lo si può periodicamente separare dal resto della soluzione, utilizzando dell'azoto, per poi trasformarlo in gas germanio che, inserito in un contatore proporzionale, permette di contare il numero di atomi di germanio. Inoltre i nuclei di 71Ge prodotti dall'interazione ν-Ga sono radiattivi e decadono, dopo circa 16 giorni, spontaneamente in 71Ga tramite il processo di decadimento β+; durante il decadimento vengono emessi positroni e raggi X, facilmente rilevabili con le tecniche della fisica nucleare. I rivelatori utilizzati nell'esperimento GALLEX, realizzato nei Laboratori Nazionali del Gran Sasso, Italia, dell'INFN dal 1991 al 1997, erano di questo tipo; l'esperimento è poi continuato fino al 2002 col nome GNO. Anche i russi dal 1990 svilupparono un loro esperimento nel nord del Caucaso, SAGE, che usava gallio metallico invece che liquido e si è concluso nel 2006. |
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Rivelatori ad acqua: che si suddividono ulteriormente a seconda del tipo di acqua. |
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acqua pura: sono costituiti soprattutto da rivelatori di luce, i "tubi fotomoltiplicatori", che circondano una grande massa d'acqua; in essi il neutrino trasferisce parte della sua energia ad un elettrone, che "scatterato" si muove più velocemente del normale, ma sempre meno della luce nel vuoto |
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νe + e- → νe + e-Questo provoca l'emissione di luce visibile, la radiazione Cherenkov, che viaggia nella direzione del neutrino incidente e che viene rivelata dai tubi fotomoltiplicatori; in questo modo il neutrino viene registrato in tempo reale e quindi se ne può conoscere la traiettoria, permettendo di costruire una vera e propria mappa del cielo visto in neutrini. Questo tipo di rivelatore "vede" tutti i tipi di neutrino, anche le sezioni d'urto sono diverse: quella dei νe è maggiore di un fattore 6 rispetto a quella degli altri; però questi rivelatori non sono in grado di mettere in luce l'emissione degli elettroni colpiti da neutrini d'energia troppo bassa, infatti hanno una soglia in energia di circa 5 MeV. Il Super-Kamiokande, che registrò il flusso di neutrini provenienti dalla Supernova 1987a e che ha permesso di calcolare le masse dei neutrini, è ad acqua pura; venne realizzato in Giappone e originariamente era stato pensato per rilevare il decadimento del protone. Il Kamiokande è situato nella miniera Kamioka, a 1000 m di profondità, e delle circa 1200 t di acqua contenute nel cilindro in acciaio, solo le 680 t più interne vennero usate come rivelatore, le altre servivano per schermarle; il cilindro era poi circondato da 950 fotomoltiplicatori. Inizialmente l'energia di soglia era di 9 Mev, poi abbassata a 7.5Mev. Nel 1996 venne migliorato, diventando il Super-Kamiokande: il volume di acqua totale venne portato a 50.000 t e quello efficace come rilevatore a 22.500 t, il numero di fotomoltiplicatori venne portato a 13000, che dalla fine del 2001 all'inizio del 2006 fu però dimezzato a causa di una esplosione dovuta all'elevata pressione. |
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acqua pesante: usano tre tipi di reazione per rivelare i neutrini, la prima è quella dei rivelatori ad acqua pura, cioè lo scattering elastico, nella seconda si fa collidere il neutrino con un atomo di deuterio per ottenere un elettrone, cioè si ha l'interazione di corrente carica, nella terza invece il neutrino spezza in due l'atomo di deuterio, avendo l'interazione di corrente neutra |
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νx + e- → νx + e-
νe + d → p + p + e- νx + d → νx + p + n
Sia lo scattering elastico che la reazione di corrente neutra sono sensibili ai tre tipi di neutrino (x=qualunque tipo), mentre l'interazione di corrente carica è sensibile solo ai neutrini elettronici, inoltre gli eventi possono essere identificati in maniera distinta; quanto prodotto dalle reazioni viene poi rivelato dai "tubi fotomoltiplicatori".
Questo tipo di rivelatore riesce a rivelare tutti e tre i tipi di neutrino e il rivelatore del Sudbury Neutrino Observatory è di questo tipo. Si tratta di un esperimento canadese iniziato nel 1999, in cui il rilevatore è posto a 2000 m di profondità, nella miniera di Sudbury, Ontario; viene usato un contenitore sferico di 12 m di diametro, con 1000 t di acqua pesante, circondato da uno "schermo" di acqua e da 9600 fotomoltiplicatori. A causa della bassa efficienza della cattura di un neutrino da parte del deuterio nell'acqua sono stati sciolte 2 t di sale. |
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Il rilevatore contiene circa 150.000 mattoni, e si prevede che nei 5 anni previsti di lavoro riesca a misurare un piccolo numero di eventi, tra 10 e 20; il rilevatore ha iniziato a lavorare nel 2008.
LSND: il Liquid Scintillator Neutrino Detector di Los Alamos, i dati raccolti fino ad ora sono tutti favorevoli alla teoria dell'oscillazione dei neutrini e suggeriscono anche che gli antineutrini muonici possono oscillare diventando antineutrini elettronici. |
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BooNE: acronimo di Booster Neutrine Experiment, costruito presso il Fermilab a partire dal 1997; il primo esperimento di rivelazione dei neutrini risale al settembre 2002, mentre il primo di rivelazione di anti-neutrini è del gennaio 2006. Entro il 2011, sempre al Fermilab, entrerà in funzione il MiniBooNE, un enorme contenitore criogenico sferico, con 170 t di argon liquido e circondato da detector, che dovrà confermare quanto ricavato dagli esperimenti del LSND, misurare le oscillazioni dei neutrini e verificare le violazioni di simmetria CP e CPT.
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Borexino: in costruzione dal 2007 nei Laboratori Nazionali del Gran Sasso dell'INFN, una collaborazione INFN con la Princeton University, il cui schema di funzionamento è simile a quello dell'SNO, quindi si basa sullo scattering elastico di un elettrone ed un neutrino le cui le interazioni vengono rilevate nel momento in cui avvengono. |